Da Borgo Pila al fantasma del trenino

In questa seconda carrellata i racconti di Emilio Cogorno scorrono come un pennello su di una tela dc e i colori raccontano trame cariche di tenerezza e di amore per le cose semplici; e come qualche vofta succede in un film l'autore è soggettista, sceneggiatore e regista al tempo stesso, ma più che di un vero e proprio film si tratta di 50 “cortometraggi” ambientati in una Genova tra Otto e Novecento scomparsa insieme ai ragazzi di Borgo Pila, a o carbonë di via Smirne, a Balossino o forná, alla bottega da pizzicagnolo dei fratelli Reggiani, alla rosticceria Cresta, alla diogheria dei Boglione, tutti negozi che si trovavano nella zona dove l'Autore visse gli indimenticabili anni dell'infanzia.
Si tratta di una rievocazione lirica di un piccolo mondo che ai nostri occhi diventa quasi leggendario: “Nelle favolose notti di Natale degli anni Trenta, quando Santa Claus era ancor un illustre sconosciuto, i piccoli regali li portava personalmente Gesù Bambino,  mentr per quelli ingombranti ci pensava la vecchia Befana all'Epifania!...", o irripetibile: “Una lunga distesa marrone di reti ricopriva in parte le piastrelle rosse dell'ampio marciapiedi di Corso Italia che in leggera salita conduceva al piccolo promontorio di Punta Vagno.
Alcuni pescatori, a piedi nudi, infilando l'alluce in una maglia tendevano la rete per riparare gli strappi...", o terrificante: “Per le strade regnava un certo silenzio, rotto soltanto dal raro passaggio dei tram in corso Buenos Aires, ma improvvisamente quella quiete fu interrotta dal suono lacerante della vicina sirena di Corte Lambruschini..." ed altri episodi che molti ancora ricordano con affettuoso rimpianto.
Per quanto riguarda il titolo, si tratta di una originale trovata dell'autore e chi vorrà scoprirne il significato dovrà leggere il libro fino in fondo.